Trovera’ sicuramente Giorgio (Gaber!) ad aspettarlo e gia’ me li vedo..ironici, a spassarsela facendo a gara fra chi ne dice di piu’ su questo nostro povero Mondo e sulle disgrazie che ci riguardano ma diranno tutto con una tale verve ed eleganza che non potremo fare a meno di applaudirli fino a spellarci le mani.
Come sempre in tutte le loro apparizioni (ahime’ sempre poche) ci catturavano l’anima e facevano venire voglia a tutti di cantare insieme a loro.....a squarciagola.
Jannacci, 77 anni, cantautore, cabarettista, attore, medico cardiologo, è stato tra i protagonisti della scena musicale italiana dagli anni ’60 in poi.
Ha debuttato come solista con canzoni quali “L'ombrello di mio fratello” e “Il cane con i capelli” ma a farlo conoscere al grande pubblico nel 1968 è “Vengo anch'io. No, tu no” divenuto in breve tempo campione di vendite e tormentone durato anni, tanto che ancora oggi quando qualcuno dice “vengo anch’io” in automatico (a noi di quegli anni) viene da rispondere “no, tu no!”
Altri grandi brani “Ho visto un re” (testo di Dario Fo) E poi “Quelli che...” del 1975, che contiene “Vincenzina e la fabbrica”, dedicata al tema del rapporto degli operai (allora un argomento molto caldo) con il mondo della fabbrica attraverso gli occhi di una ragazza (colonna sonore del film Romanzo Popolare del 1974 con Ugo Tognazzi e la giovane Ornella Muti). Ricordiamo anche “Veronica”, “Messico e Nuvole”, e la mitica, grande e unica “El purtava i scarp del tennis”.
Enzo Iannacci, nato a Milano il 3 giugno del 1935 da madre milanese e padre pugliese, dopo la maturità classica al liceo Manzoni (dove ha conosciuto Gaber) si e’ laureato in medicina all'Università degli Studi di Milano, ed esercitato la professione di medico cardiologo per anni.
Nel frattempo però ha portato avanti la sua grande passione di musicista: dopo otto anni di pianoforte al Conservatorio di Milano, si e’ avvicinato al jazz e iniziato a suonare nei locali milanesi. Nella sua parentesi jazz ha suonato con stelle come Stan Getz, Gerry Mulligan, Chet Baker e Franco Cerri.
E’ riuscito nella sua milanesità a portare un linguaggio nuovo, surreale, il suo repertorio e’ entrato di diritto nel canzoniere italiano del secondo dopoguerra. Ha cantato la sua amata Milano e il suo dialetto come pochi.
Grande Enzo, ti ho conosciuto, applaudito, cantato, apprezzato e .....non dimenticare le tue scarpe da tennis!
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