“Amo definire Italian Artisan non solo una piattaforma b2b, ma un ecosistema di artigiani, una comunità che opera con l’obiettivo di portare la tradizione manifatturiera più importante al mondo - quella del Made in Italy - nel futuro del commercio”.
Così David Clementoni definisce la sua ‘creatura’, una start-up promettente che sta cambiando il modo di fare business nel settore calzaturiero. Per lui, che appartiene alla terza generazione della famiglia che ha creato il noto marchio di giocattoli intelligenti, la via più facile e breve sarebbe stata quella di proseguire nell’ambito di un percorso di crescita professionale già in parte tracciato. Ma non è stato così.
Come nasce l’idea di creare Italian Artisan?
“Dopo il soggiorno negli Stati Uniti, a New York, mi sono accorto di quanto fosse considerato importate il Made in Italy, di quale valore aggiunto avesse ancor oggi in ambito manifatturiero. Al contempo, tuttavia, ho intercettato delle grosse lacune nel rapporto tra brand, produttori artigiani italiani e lo stesso retail: da una parte, le pmi italiane avevano difficoltà ad aprirsi all’internazionalizzazione perché poco digitalizzate, dall’altra i brand internazionali e private label (anche strutturati) non avevano una conoscenza abbastanza profonda del territorio e del tessuto produttivo italiano per diversificare la loro produzione. Ho intravisto la possibilità di colmare queste lacune di comunicazione e relazione attraverso la tecnologia. La tecnologia mi ha infatti permesso di creare un rapporto di collaborazione, fiducia e trasparenza tra le parti coinvolte. Così è nata, nel 2015, Italian Artisan”.
Di che cosa si tratta?
“Italian Artisan è una piattaforma digitale che mette in connessione da una parte brand internazionali, conosciuti o emergenti, ma anche catene di negozi che si creano il loro private label e dall’altra le piccole medie imprese artigiane italiane. La piattaforma permette ai marchi di entrare in contatto con alcuni dei migliori produttori di made italy calzaturiero, risparmiando i costi legati al processo di acquisto tradizionale come voli, hotel, fiere ecc., con il valore aggiunto di gestire ogni progetto attraverso la piattaforma, comunicando in modo facile e veloce con i produttori stessi.
Allo stesso tempo, Italian Artisan, attraverso la propria Academy, insegna agli imprenditori come essere competitivi nell’era digitale e servire al meglio il cliente, offrendo non solo un prodotto artigianale di alta qualità e ricerca, ma anche un servizio in termini di risparmio di tempi e costi. Ad oggi sono coinvolti circa 250 aziende produttrici, oltre 1000 tra brand e retailer, per circa 3000 prodotti”.
Come è stato accolto il progetto nella fase iniziale?
“All’inizio è stata molto dura – racconta David Clementoni – c’era molta diffidenza da parte delle aziende, ma soprattutto non si percepiva il valore aggiunto offerto dalla digitalizzazione. Soprattutto da parte delle piccole imprese, ci si concentrava sul prodotto, senza comprendere che non c’era poi la possibilità di farlo conoscere a livello internazionale o che lo si poteva fare a costi accessibili”.
Quali requisiti devono avere le aziende coinvolte e cosa devono pagare al sito?
“Selezioniamo le aziende secondo dei nostri standard: queste devono garantire una produzione Made in Italy e di qualità. In cambio, i nostri partner pagano una fee che è comunque assolutamente accessibile, grazie al fatto che la tecnologia permette un generale abbattimento dei costi”.
Di quale nazionalità sono i brand/designer che contattano gli artigiani italiani?
“Internazionali, ma soprattutto americani”.
Cosa offre alle due parti – artigiani e brand/private label - la piattaforma Italian Artisan?
“Amo definire la piattaforma come uno strumento per dare trasparenza alla collaborazione delle due parti che non si conoscono, al fine di creare un coordinamento in termini di comunicazione e processi. Ci tengo a sottolineare che le aziende artigiane coinvolte nel nostro progetto evolvono con il progetto stesso, grazie al fatto che la piattaforma mette loro a disposizione degli strumenti di business e di crescita che erano fino ad oggi appannaggio solo delle multinazionali.
Dall’altro lato, i brand risparmiano sui costi e in termini di tempo, e hanno un supporto consulenziale da parte di una realtà, come la nostra, esperta del tessuto manifatturiero italiano”.
Possiamo dire che la vostra è una sorta di ‘distretto digitale’?
“Sì, siamo un distretto online dove la tecnologia permette di valorizzare le caratteristiche distintive del distretto stesso, in quanto rese accessibili ai brand internazionali”.
Parlate di soluzioni per produrre e crescere: vuole spiegarci meglio?
“La nostra idea è di produrre in Italia in modo semplificato: dopo l’iscrizione sul sito, avviene il caricamento della richiesta e poi il matching tra brand e produttore. Questo è tuttavia solo l’inizio, perché da qui ha inizio un percorso di crescita per entrambe le parti coinvolte, con il supporto dei nostri coach specializzati. Offriamo un servizio a 360 gradi, dal design del prodotto alla produzione fino alla logistica. Il nostro è un servizio ‘chiavi in mano”.
Ci sono dei vantaggi anche per il retail?
“Certo: il retail può rendersi indipendente dal processo di acquisto tradizionale, tagliando la filiera e quindi i costi, così da poter offrire in negozio, ai propri clienti, un prodotto premium a prezzi accessibili. Ritengo che le nuove generazioni siano alla ricerca di un nuovo concetto di lusso che più che sul solo potere del brand, si basa sulla qualità vera, l’artigianalità, la filiera trasparente, lo storytelling e il prezzo accessibile”.
Quali sono i vostri obiettivi a medio-lungo termine?
“Vogliamo investire ancora di più sulla formazione imprenditoriale, affinché vi sia una collaborazione ancora più efficace all’interno della nostra community. Dai giovani designer ai marchi affermati, vogliamo aiutare i brand a crescere. Stiamo puntando molto sulla nostra Academy, coltiviamo una fucina di giovani talenti esperti in prodotto, marketing, comunicazione, gestione d’impresa Al contempo miriamo a consolidare la nostra presenza su mercati strategici come quello Usa”.
Alla scorsa edizione di Micam eravate presenti presso lo stand di Assocalzaturifici: in che modo collaborate con l’associazione?
“Stiamo portando avanti dei progetti che spero di poter svelare al più presto”.
Una curiosità: ma perché a un rampollo di una delle maggiori realtà dell’industria del giocattolo italiana viene in mente di creare una piattaforma online per il settore calzaturiero? Da dove arriva il tuo amore per la scarpa e l’artigianalità?
“Sono nato nelle Marche, una terra dove esiste uno dei più importanti distretti calzaturieri italiani, e fin da piccolo ho avuto la passione per le scarpe. Quando conoscevo qualcuno, la prima cosa che guardavo erano le calzature che aveva ai piedi: mi raccontavano molto sulla sua personalità. Crescendo, ho imparato da mia madre ad apprezzare la qualità, il ben fatto a mano, al di là dei loghi e delle griffe. Ho imparato fin da piccolo ad apprezzare l’autenticità e a pormi sempre con umiltà e coraggio”.
Credo fortemente che in un’era digitale in cui l’innovazione corre sui binari dell’intelligenza artificiale e della clonazione umana, il ritorno ai valori tradizionali è il nuovo lusso,
E ci lascia con il loro motto:
Lets rock made in Italy!
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