Dopo il campeggio nazionale del luglio scorso, Amnesty International ha deciso di ripetere e allargare questa esperienza.
Chi conosce bene Lampedusa sa che i suoi abitanti sono stati capaci di straordinari gesti di vicinanza nei confronti di chi nei mesi scorsi e’ approdato, quando ha avuto la fortuna di arrivare vivo, al termine di un viaggio che non avrebbe mai voluto fare, reso necessario dalle atrocita’ della guerra, delle persecuzioni politiche e religiose, nella propria patria.
Il sistema di accoglienza italiano è collassato con l’arrivo simultaneo di migliaia e migliaia di persone provenienti dalla Tunisia e dalla Libia.
Tunisia, Libia, Egitto tutte Nazioni alle prese con la loro transizione verso la democrazia politica dopo anni e anni di Poteri forti.
Molti organi d’informazione, soprattutto televisivi, diedero purtroppo le notizie relativi a questi continui sbarchi in un modo che danneggio’ la stessa Isola di Lampedusa e ne compromisero anche la stagione estiva.
I gesti di solidarietà, l’abitudine all’adattamento, alle situazioni estreme da parte degli abitanti di Lampedusa non furono rimarcati, anzi purtroppo venivano presentate solo le difficolta’ (anche se veritiere).
Soprattutto, finita l’estate, i lampedusani rimasero alle prese con i loro problemi, col prezzo abnorme del gasolio per i pescherecci, con l’assenza di un luogo dove partorire, con l’isolamento dovuto al maltempo o ai cavi della telefonia inservibili, perché ogni tanto vengono tranciati in fondo al mare.
I partecipanti al campeggio di quest’anno, in una compagnia resa ancora più numerosa dalla contemporanea presenza del Lampedusa in Festival e di altre iniziative che vedono protagoniste associazioni nazionali, come l’Arci e locali, come Alternativa Giovani, Askavusa e Legambiente, parleranno in una pluralità di lingue e attraverso molti strumenti, tra cui un blog.
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