By alias campo | maggio 06, 2012 | Italy
La norma che doveva bloccare l’avanzata dei souvenir in alcune zone della città e che per il ponte di Rialto, in particolare, consente invece nuove aperture, trasferimenti ed ampliamenti di attività commerciali e/o artigianali riguardanti esclusivamente oggetti preziosi, d’arte, articoli d’antiquariato e numismatica e di filatelia, si rifa’ ad un vecchio regolamento del 2001, ancora in vigore. L’ultima vittima di questo regolamento è di qualche giorno fa, a chiudere e’ stato un negozio di bigiotteria di qualità. La titolare, Cecilia Rossetti, che gestisce già un altro negozio a San Marco, aveva preso in affitto il locale dell’ ex oreficeria Luciani lato San Bortolo del ponte ma non aveva i capitali per trasformarla in una vera gioielleria. E così ha dovuto chiudere i battenti dopo aver pagato ben 5 mila euro perché non vendeva gioielli e altre 5 mila perché non aveva la licenza per venderli. “Quello che più fa arrabbiare è che mi hanno fatto chiudere il negozio tirando in ballo il decoro del ponte” ci ha detto la signora Rossetti. Ma quello che sorprende in questa vicenda è che con questa norma tanto restrittiva si e’ in realtà ottenuto ben poco, al di là di qualche multa, e la qualità del commercio sul ponte e’ in caduta libera. In realta’ a vendere solo preziosi sono rimasti in quattro su 22 negozi. La vera novità di questi ultimi anni è proprio l’abbassamento della qualità della merce in vendita, molti più che negozi sembrano banchetti, quasi un bazar. Un vero e proprio degrado commerciale in una zona famosa che attira turisti da tutto il mondo. Un ponte “simbolo di Venezia” che meriterebbe di essere custodito e impreziosito da chi amministra la citta’ e migliorato in ogni particolare.