Sunday, 17 November 2024

Scoperto un gene che aiuta a combattere l’ictus emorragico

tont curtis By tont curtis | November 22, 2013 | Italy

Aperta la strada a possibili terapie in grado di indurre la regressione di queste malformazioni vascolari nel cervello.

Alcuni ricercatori italiani dell’Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare) di Milano, con la collaborazione di alcuni colleghi del Max Planck Institute di Monaco di Baviera,  hanno scoperto che se le nostre arterie soffrono e manifestano pericolose debolezze la colpa è anche di un gene.

Le arterie sono i vasi che portano il sangue dal cuore alla periferia del nostro corpo  e per resistere bene al flusso scandito dalla macchina cardiaca devono avere adeguate caratteristiche.

Il GENE si chiama Sox 17 e ha un ruolo determinante nel governare il lavoro delle cellule quando fabbricano i vasi. Se non entra in azione sono guai perché non prendono forma come dovrebbero e quindi posso diventare fragili e favorire emorragie. Gli aneurismi cerebrali all’origine di ictus sono stati proprio collegati al cattivo o inesistente intervento di Sox 17.

 “La nostra ricerca – spiega Elisabetta Dejana dell’Ifom che ha diretto lo studio – non solo ha decifrato il meccanismo di azione del gene ancora sconosciuto al momento dello studio sull’uomo, ma ha aperto la strada a possibili terapie in grado di indurre la regressione di queste malformazioni vascolari nel cervello”.

Le ricadute benefiche della scoperta, di cui erano primi autori Monica Corada e Fabrizio Orsenigo dell’Ifom e raggiunta con il contributo dell’European Research Council, dell’Airc, dell’Unione Europea e Itn Vessel Network, potranno essere numerose e interessare diverse patologie vascolari (dall’aterosclerosi agli aneurismi, dall’angiogenesi dei tumori all’ipertensione) favorendo lo sviluppo di nuove e più efficaci terapie.

I risultati sono stati pubblicati dalla rivista britannica Nature Communications.

L’importante risultato si è raggiunto non solo attraverso le colture cellulari ma, soprattutto, grazie ad un’oculata sperimentazione animale ricreando su dei topolini la patologia che si manifesta nell’uomo. Senza di essi alcun passo avanti sarebbe stato possibile e le cure allontanate nel tempo. Ora simili progressi rischiano di essere bloccati e impediti nel nostro paese se non si accettano le regole europee sulla sperimentazione animale.

Elisabetta Dejana, scienziata che all’Ifom dirige l’unità di ricerca impegnata nello sviluppo vascolare del cancro,  si chiede: “Perché il Parlamento Italiano invece di rispettare la normativa europea, approvata dopo vent’anni di discussioni e già recepita da 19 Paesi senza variazioni, ha introdotto restrizioni contrarie alla direttiva che ci hanno portato fuori legge, paralizzando molte ricerche importanti per la medicina”

Dejana, che ora insegna all’Universita’ degli Studi di Milano, e’ rientrata in Italia dopo aver lavorato in Canada, in Francia, in Israele e all’Università di Harvard negli Stati Uniti.

La ricercatrice ha ricevuto onorificenze internazionali, compresa la laurea honoris causa dall’Università di Helsinki.

Tra i  suoi 300 lavori di ricerca ricordiamo anche la scoperta riguardante la cura dei cavernomi cerebrali pubblicata da Nature nel giugno scorso.

“Se non sara’ ripristinata e approvata la direttiva così come era stata accettata in sede europea la beffa oltre il danno – conclude Elisabetta Dejana – sarà quello di dover pagare ammende di milioni di euro, invece di dedicarli alla ricerca cronicamente povera di risorse”.

A proposito di IFOM-IEO

Il Campus IFOM-IEO è un nuovo centro di ricerca biomedica, creato dallo sforzo congiunto di IFOM Fondazione Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM) e del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO), che hanno esteso e integrato le loro attività di ricerca in un campus comune.

Situato a Milano, cuore commerciale e industriale del Nord Italia, il Campus IFOM-IEO interagisce con numerose altre organizzazioni scientifiche e mediche dell'area. Il Campus inoltre ospita i dottorati di ricerca della Scuola Europea di Medicina Molecolare (SEMM), che opera in collaborazione con l'Università di Milano, l'Università di Napoli e l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT).


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