Naturalmente condividendo molti dei sintomi con altre patologie dovute all’ansia, di cui spesso è conseguenza, non ci si può lanciare nell’autodiagnosi, tantomeno nell’auto-prescizione di farmaci o metodi naturali.
Solo il personale specializzato – psicoterapeuti e psichiatri – puo’ effettivamente distinguere gli attacchi di panico da altre condizioni del paziente.
Definizioni e sintomi
Per attacco di panico si intende una situazione di grave malessere generale, concomitante all’esposizione di un evento previsto e temuto o a una situazione improvvisa ritenuta poco gestibile, normalmente di durata inferiore ai venti minuti.
I sintomi più comuni includono tachicardia, rossore, respiro affannoso, vertigini, sensazione di svenimento, fame d’aria, vampate di calore, sensazione di morte imminente, sudorazione eccessiva, derealizzazione e depersonalizzazione, timore di perdere il controllo e molto altro ancora.
A innescare queste sensazioni, spesso invalidanti, è una normale reazione di “attacco o fuga” da parte del cervello: l’evento temuto spinge l’organismo a produrre delle specifiche reazioni chimiche, quali il rilascio d’adrenalina e la conseguente accelerazione metabolica.
La gran parte delle persone provano almeno un attacco di panico nel corso della loro vita, ma questo non significa siano affetti da qualche patologia.
Il disturbo vero e proprio, come definito dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), si verifica quando gli attacchi di panico diventano continuativi, ripetuti nel tempo, invalidanti per il soggetto.
In questo caso si parla di DAP, Disturbo d’Attacco di Panico. È utile ricordare come, nella maggior parte dei casi, il vero attacco di panico si verifica solo prima volta, mentre negli episodi successivi si ha una ripetizione della sintomatologia non tanto inerente all’evento temuto, quanto al terrore di subire un nuovo attacco. Si innesca, in altre parole, un circolo vizioso.
Cure e psicoterapia
Come già ricordato, una diagnosi di DAP può essere effettuata solo da personale competente, perché deve essere distinta da altre forme d’ansia, quali il disturbo d’ansia generalizzato, l’ansia sociale, le personalità evitanti e molto altro ancora.
In tutte queste situazioni, l’attacco di panico può essere presente più come conseguenza che come elemento fondante del malessere.
Nella medicina classica, il disturbo è generalmente trattato con ansiolitici, per trattamenti di breve durata, e antidepressivi per il mantenimento nel lungo periodo. Il ricorso a questa ultima categoria di farmaci non deve stupire: non è detto che i soggetti affetti siano anche depressi – si sviluppa, semmai, una depressione secondaria dovuta a tutte quelle situazioni di vita che il soggetto evita per paura – ma alcuni antidepressivi sono comunque efficaci nel contenere o eliminare la manifestazione dei sintomi.
Di importanza fondamentale è la psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale. Aiutando progressivamente il paziente all’esposizione all’evento temuto, e fornendo delle tecniche cognitive per gestire quei processi mentali che generano il circolo vizioso della paura, simili trattamenti permettono di normalizzare le circostanze considerate terrorizzanti. Per questo motivo la psicoterapia, qualsiasi sia la metodologia prescelta, è imprescindibile dal semplice trattamento farmacologico o dai metodi naturali.
Rimedi naturali
Nel controllo del disturbo d’attacco di panico, vi sono ovviamente dei rimedi naturali così come degli stili di vita che possono essere d’aiuto alla terapia. Si tratta, tuttavia, di percorsi coadiuvanti di lungo periodo e non sostitutivi alle metodologie classiche, anche perché nella pratica non vi sono ritrovati verdi che permettano di bloccare totalmente i sintomi sul nascere.
- Alimentazione ed eccitanti: un alimentazione sana, equilibrata, completa di frutta e verdura e non eccessivamente ricca di zuccheri può aiutare nella gestione a lungo termine degli attacchi di panico. Non tanto per un effetto curativo in sé, quanto per evitare quelle situazioni (dalla cattiva digestione fino ai problemi intestinali) che potrebbero essere erroneamente interpretate dal paziente come sintomi di un attacco. Cosi’ la riduzione dell’assunzione di sostanze eccitanti (quali caffè e alcol) può ridurre la frequenza degli episodi, evitando di stimolare l’organismo con delle reazioni chimiche connesse al panico stesso, quali l’eccessiva produzione di adrenalina.
- Relax, riposo e sport: un corretto sonno, con anche alcuni momenti di relax quotidiano, aiuta nel lungo periodo a gestire i sintomi. Anche lo sport risulta indicato, perché permette di sciogliere le tensioni oltre a prendere consapevolezza del proprio corpo. È il caso, ad esempio, del naturale aumento dei battiti cardiaci, spesso confuso con l’inizio di una tachicardia.
- Passiflora: la passiflora è normalmente utilizzata come blando sedativo, soprattutto nei casi di insonnia ma anche per il trattamento degli stati d’ansia. Calma il sistema nervoso e induce una gradita sonnolenza, ma l’assunzione è vietata in caso fosse già presente un trattamento con ansiolitici o antidepressivi, con cui la pianta interagisce.
- Valeriana: è il metodo naturale più conosciuto per la blanda sedazione e il recupero della calma, oltre che l’aiuto d’elezione per il sonno. Anche in questo caso, però, va vagliato il parere medico per evitare eventuali interazioni con i farmaci.
- Avena: è uno dei cereali più diffusi sulla tavola, ma in tintura madre ha effetti calmanti sul sistema nervoso. Come più volte ricordato, è comunque consigliabile un parere medico per scongiurare l’interazione con i medicinali più diffusi.
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