Il progetto italiano, che durerà tre anni, è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Tecnologie future ed emergenti (Fet-Open). Si chiama “Plantoid” ed è coordinato dal Center for Micro-BioRobotics (Cmbr) dell’Istituto italiano di tecnologia di Pisa, ma coinvolge la facoltà di agraria dell’Università degli studi di Firenze, l’Institut de bioenginyeria de Catalunya (Spagna) e l’Ecole polytechnique federale de Lausanne (Svizzera).
L’obiettivo è la progettazione e la realizzazione di robot ispirati alle piante - detti appunti Plantoid – in grado di imitare il comportamento delle radici utilizzando in modo appropriato una nuova generazione di tecnologie hardware e software. Dietro c’è una scelta che riguarda il futuro tecnologico dell’Europa e che coinvolge ingegneri, biologi delle piante ed esperti informatici.
“La robotica ispirata alle piante è un campo del tutto innovativo” ha dichiarato la responsabile scientifica del progetto e coordinatrice del Cmbr di Pisa, Barbara Mazzolai che ha aggiunto per chiarirci un po’ le idee “Il progetto Plantoid si propone da una parte di condurre studi avanzati sul comportamento degli apici radicali (e di conseguenza delle loro caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche) e dall’altra di fornire modelli e prototipi di radici robotiche che li imitino, con una attenzione particolare sulla capacità penetrativa, esplorativa e adattativa”.
I ricercatori del Cmbr si dedicheranno allo sviluppo della parte hardware della radice robotica, dei sensori fisici da integrare nell’apice radicale e degli attuatori che permetteranno al robot di fare penetrare e orientare le radici oltre ad approfondire il fenomeno del tropismo e quindi la risposta delle radici agli stimoli esterni, come ad esempio nutrimento e gravità.
Il gruppo dell’università di Firenze condurrà studi sulla comunicazione chimico-fisica che avviene tra le radici di una stessa pianta permettendo la loro crescita coordinata.
Gli spagnoli si focalizzeranno sui sensori chimici necessari all’apice per il riconoscimento delle sostanze presenti nell’ambiente.
Infine il gruppo di Losanna svilupperà l’architettura software necessaria al controllo della struttura robotica e dei relativi sensori.
Ogni androide pianta sarà costituito da un apice radicale munito di sensori, attuatori e unità di controllo, e da un tronco robotico, collegati meccanicamente tra loro da una struttura allungata; la sfida, basata su presupposti scientifici realizzabili, è realizzare una rete di radici robotiche sensorizzate che riproducano la capacità di esplorazione, adattamento ambientale e coordinazione tipica dei vegetali e che forniscano un modello di pianta artificiale equiparabile al mondo naturale per efficienza energetica e sostenibilità
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