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Catolicus

EDITOR IN CHIEF By EDITOR IN CHIEF | January 17, 2012 | United States

Catolicus

Ri-inculturare la politica, rinvigorirla con la grande tradizione dell'antropologia cristiana:questo e' il compito principale del nostro cattolicesimo politico oggi. Senza alcuna pretesa "neoguelfa", anzi, auspicando anche per l'Italia una stagione politico-culturale che sappia darci finalmente un assetto da nazione civile.

Difendere la vita in ogni sua fase, dal concepimento alla morte naturale, contro ogni genere d'oppressione o sfregio della sua dignita'.

Restaurare cio'che e' rovinato, risollevare cio' che e' caduto.

"La pazienzadell'uomo politico deve imitare la pazienza che Dio ha con gli uomini. Non disperare mai, ma cogliere il momento buono per il premio o per la punizione" (da politica e morale di Don Luigi Sturzo)

Credo che i veri cattolici possano e debbano entrare in politica, vedi anche la "Caritas in Veritate". Se sono veri cattolici sapranno come muoversi, la regola e' semplice: amare, ed usare il talento della ragione, che, tanto, qualcuno che ci aiuta c'e, aspetta solo che ci diamo da fare. Tra l'altro, solo entrando in politica possono influire su temi fondamentali e terribili quali rispetto per la vita, rispetto per l'individuo, globalizzazione eccetera.

Il problema di base mi pare un altro: in Italia, sono talmente in pochi, di ragionevolmente cattolici, che se anche tutti votassimo per un partito "cattolico" probabilmente non si passerebbe la soglia di sbarramento.

Il tema "partito si' o no" diventa quindi ozioso, e diventa essenziale mettere in atto la parabola del Buon Pastore, in altri termini pensare a convertire non solo il poveretto del terzo mondo, ma uscire dal nostro ovile ed andare a cercare il prossimo "povero ed affamato" a qualche metro da noi. Credo che non siano piu' del 4 o 5% degli italiani, uno su venti, vuol dire che su ogni 20 persone che incontriamo per strada, in autobus, ovunque, 19 non credono.

E non si tratta di convertire tutti: sarebbe il Paradiso terrestre, ancora non ci spetta, gia' crescendo un poco avremmo tanti meno problemi, risparmieremmo sulle carceri,polizia, umor nero eccettera. E potremmo pensare ad un partito, ormai necessario - almeno in democrazia - anche per amare meglio il prossimo, e lasciando laico lo stato, che tanto, in democrazia (dovrebbe) sempre riflettere il pensiero degli elettori.

Direi anzi di piu': facendo bene il nostro lavoro di pastori, con un po' di piu' di pecorelle dalla nostra parte, avremmo automaticamente un partito cattolico, e direi che questo sarebbe il modo giusto di agire, per noi come per le altre religioni. Il pericolo di scontri sicuramente ci sarebbe, pero' sarebbe bello almeno provare ad arrivarci, magari prestino.

Ho paura della parabola del Buon Pastore, e pensare che oggi avremmo a disposizione tanti mezzi efficaci ed a basso costo per attrarre ed interessare chi non crede, e parlare il loro linguaggio: gia' una volta lo Spirito Santo ha insegnato agli Apostoli a parlare le lingue dei popoli da convertire, chissa' che non ci dia nuovamente una mano, ci sono quasi 60 milioni di miscredenti da amare. Parlano italiano, ma non il nostro.

I pastori oggi non hanno solo il bastone ricurvo dei Vescovi.


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